Formatosi a Faenza sotto la direzione dello scultore Angelo Biancini e di Carlo Zauli, La Maida ha sempre privilegiato, nella sua opera artistica, una via personale che ha fatto tesoro dei suoi altri interessi: la pittura e la pratica del restauro ceramico.
La Bellezza delle forme
I suoi lavori manifestano, con sensibilità, quanto la forma della materia sia custode della memoria individuale e collettiva, perché capace di tramandare nel tempo le tracce dell’antica sapienza e, al tempo stesso, di esprimere, ogni volta, una nuova, vitale, energia immaginativa. “La memoria del passato attraversa e contagia le forme”, scrive Tiziano Dalpozzo nel catalogo della personale di Franco La Maida, che si terrà negli spazi delle Logge dei Balestrieri dal 3 al 26 giugno, e queste opere rivelano “la ricerca dell’anima, delle motivazioni più recondite del passato, della sua essenza”.
Tempo e Memoria
La Maida ha voluto che la forma delle antiche ceramiche rimanesse impressa nella propria mano e che la traccia del passaggio delle dita e degli strumenti del ceramista diventasse espressione di un segno liberatorio.
Ciò che si traduce in sovrapposizioni di strati “archeologici”, ognuno dei quali mostra l’intervento di un pensiero che possa svelare con delicatezza, senza inutili finzioni, la bellezza del mondo. L’iridescenza dei pesci tropicali, le ingannevoli figurazioni delle ali delle farfalle, le ombre e le luci dei corpi femminili, penetrano nella materia con vibrante freschezza interpretativa e, attraverso la metamorfosi operata dal fuoco, si diluiscono al contatto con lo sguardo, in un caleidoscopio di colori. “L’oggetto è memoria, è stratigrafia”, scrive ancora Dalpozzo. L’esecuzione volutamente “imperfetta” celebra il continuo lavoro del tempo sulle cose e la bellezza della frattura, interpretando sotto questa personale visione, due delle maggiori istanze della ceramica: l’opera, costane e sottile del caso sulla materia e l’ineluttabile plasmarsi della forma sotto l’azione degli elementi naturali. Ogni opera infine è il distillato di “frutti” diversi, attinti dai più semplici materiali ma combinati in alchemiche misture che ne danno l’estratto più prezioso.
Articolo tratto dalla rivista sammarinese “Sorpresa” Maggio 2005